Scrittore italiano. Dedicatosi alle professioni più disparate, nel 1935
si ammalò di tubercolosi e fu costretto a un ricovero in sanatorio della
durata di due anni. Tornato a Firenze conobbe E. Vittorini che lo convinse a
esternare la sua forte polemica antifascista, traducendola in impegno letterario
preciso. Divenne quindi collaboratore delle riviste "Letteratura"
(1937-47) e "Incontro" e, coadiuvato da Alfonso Gatto, diresse
"Campo di Marte" (soppressa nel 1939, dopo solo un anno di vita). Nel
1940 si trasferì a Roma, dove prese parte attivamente alla Resistenza.
Dopo la fine della guerra si dedicò alla professione giornalistica a
Milano e si spostò successivamente a Napoli, dove insegnò
all'Istituto d'Arte. Nel 1951 fu definitivamente a Roma, dove affiancò a
quella di romanziere le attività di inviato speciale, commentatore
sportivo e sceneggiatore cinematografico (collaborò con Rossellini e
Visconti). Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti ricordiamo, nel 1957, il
premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei e, nel 1985, il premio Viareggio
nella sezione poesia. Le sue opere principali sono:
Il tappeto verde
(1941);
Via De' Magazzini (1942);
Il Quartiere (1945);
Cronaca
famigliare (1947);
Cronache di poveri amanti (1947);
Un eroe del
nostro tempo (1949);
Le ragazze di San Frediano (1952);
Il mio
cuore a ponte Milvio (1954);
La costanza della ragione (1963). Nel
1955 pubblicò
Metello, primo romanzo della trilogia
Una storia
italiana, completata da
Lo scialo (1960) e da
Allegoria e
derisione (1966).
Metello vede la sua vicenda svolgersi negli anni a
cavallo fra Ottocento e Novecento, ovvero al sorgere dei primi fermenti del
movimento socialista;
Lo scialo trova collocazione, invece, negli anni
dell'affermazione del Fascismo e della rivolta piccolo-borghese;
Allegoria e
derisione, infine, narra, con una forte componente autobiografica, la crisi
degli intellettuali che va di pari passo con la crisi dell'ideologia fascista.
Anche in queste opere, così come in tutta la produzione di
P.,
è presente quella che potrebbe essere definita la "poesia della vita
cittadina". I protagonisti dei suoi romanzi sono le classi meno abbienti:
operai, popolani, povera gente accomunati da sentimenti e sensazioni. La
città non è rappresentata, però, in modo classico, come
veniva fatto per la letteratura di stampo realistico inglese o francese, centro
di corruzione contrapposto a una più idilliaca campagna. L'ambiente
cittadino è visto piuttosto come un centro di calorosa intesa tra uomini
sconfitti ma solidali tra loro e legati da profonda complicità. Non manca
a
P. la vena polemica nei confronti di un'ingiustizia economica e sociale
che sempre caratterizza le sue vicende nelle quali gli sfruttati, apparentemente
rozzi e ignoranti, si rivelano in realtà più fini e più
schietti di chi li opprime. Ecco perché, in tutte le sue storie, è
sempre presente un forte sentimento di speranza e di redenzione
politico-sociale.
P. segue i suoi personaggi fin dall'infanzia, li vede
crescere, li accompagna in una sorta di educazione sentimentale che li porta
alla formazione di una coscienza sociale.
P. si dedicò anche alla
poesia, con le raccolte
La città ha i miei trent'anni (1967) e
Il mannello di Natascia e altre cronache (1985, premio Viareggio), un
gruppo di poesie amorose da lui scritte negli anni Trenta. Nel 1952 e nel 1954
compose due opere teatrali:
La domenica della povera gente e
Lungo
viaggio di Natale. Del 1989 è
La lunga attesa, una raccolta di
lettere inviate a R. Bilenchi, da cui si può dedurre lo scenario della
cultura fiorentina e nazionale tra il 1935 e il 1972. Postume apparvero le
Cronache dal Giro d'Italia (maggio-giugno 1947) (1992) (Firenze 1913 -
Roma 1991).